martedì 12 maggio 2015

Sostare nella bellezza

si corre angosciati, invece di sostare nella bellezza che ha valicato il momento in cui è stata creata, insediandosi in un tempo salvo dal flusso. Il sapere è desiderato se serve a eternarsi, cioè a vincere il tempo, trascendendone il flusso di fatti e di dati, con opere durature e integrali, e non effimere emozioni antologiche o nozionismi sterili.

Il Sapere: direzione di una vita intera


Non basta l'eros per Leopardi, occorre eros per le vite dei ragazzi e per come Leopardi parlerà a quei ragazzi. Solo quando il sapere orienta è fecondo per un adolescente, risveglia i sensi irretiti dalle superfici degli schermi verso il senso come significato da dare ai fatti della vita e verso il senso come direzione da dare alla vita intera. Dante, quando incontra il suo maestro di studi, Brunetto Latini, riassume così: «ché 'n la mente m'è fitta, e or m'accora, / la cara e buona imagine paterna / di voi quando nel mondo ad ora ad ora / m'insegnavate come l'uom s'etterna». Il ricordo gli ferisce la memoria nelle due dimensioni, mente e cuore, perché insegnare è generare intelletti d'amore (cuori intelligenti o intelligenze accorate), portando avanti «ad ora ad ora» un unico tema: come l'uomo, con la sua opera, in ogni campo, possa abitare la sua finitezza e trascenderla.  

 

Cultura è vita

A che cosa serve la cultura se non ad abitare meglio la vita, proprio dove si sgretola? Per Rilke ogni opera d'arte è frutto dell'essere stati in pericolo, un pericolo buono, che obbliga chi le si accosta a chiedersi su che barca attraversare l'abisso. Caproni ribadiva che il poeta è un palombaro che scende nell'abisso, affronta silenzio e solitudine ma, quando arriva in fondo al cuore, ci trova tutta gli altri uomini.