domenica 18 aprile 2010

Il dovere del verbo

Il dovere del verbo non è altro che questo: dire male del male.
Un male non imbellito da telegiornali che rincretiniscono con servizi sulla fine dei chewing-gum masticati, e che diventano  armi di distrazione di massa(Sabina Guzzanti).
Scoprire i propri lati oscuri è parte d'ogni guarigione, individuale o collettiva. È raccontare il proprio Paese com'è, per migliorarlo. Matilde Serao fece vedere che Napoli non era una cuccagna: nel Ventre di Napoli s'aggrovigliavano crimine e povertà. Grazie a lei la medicazione ebbe inizio.
Parlare vero è anche una barriera contro la degradazione della politica, contro i suoi vocaboli edulcoranti, i suoi eufemismi.
Molti  detrattori della parola, sospettata di non avere «radici nel territorio»: dunque radici nella paura.
La retorica ha una fama cattiva, ma ha nobili tradizioni. Il massimo politologo europeo è Machiavelli. È lui a smascherare l'opacità verbale, quando descrive riformatori religiosi come San Francesco: essi «lasciarono intendere che egli è male dir male del male», coprendo per questa via gli uomini della Chiesa. «Così quegli fanno il peggio che possono, perché non temono quella punizione che non veggono e non credono».

Nessun commento:

Posta un commento