lunedì 26 agosto 2013

Una pausa di felicità

 «Sono convinta che a volte il deserto sia necessario. A volte è quello di cui l'anima e il corpo hanno bisogno. Una pausa. Per sognare, anziché fare».

Seduta sull'infinta distesa iridescente del Salar de Uyuni, il deserto di sale boliviano, mi tornano in mente le parole di Sophie Fontanel, balzata all'onore delle cronache letterarie per il libro L'arte di dormire da sola, in cui narra la sua scelta di castità.

«Nei dodici anni trascorsi a letto da sola ho imparato moltissimo — scrive —. A volte per provare piacere mi bastava osservare il collo di un uomo. Ma la società non riconosce questo genere di felicità. È troppo individuale».

E troppo destabilizzante, aggiungiamo noi che di single parliamo da tempo.

Mi rendo conto, rileggendo quanto abbiamo scritto finora in«Supplemento singolo», che spesso nel descriverci abbiamo assunto un tono rivendicativo, altre volte assertivo, alcune volte, forse troppo poche, sereno. Che succede?

C'è che la solitudine può essere vissuta più o meno bene, ma il nostro stato d'animo in questa condizione non dipende ancora del tutto da noi perché ancora troppi sono i condizionamenti esterni. E quelle regole che siamo indotti a seguire per essere considerati «normali» sono ancora una gabbia opprimente.

C'è che la felicità individuale non è contemplata nella tavolozza dei sentimenti socialmente accettabili, anzi viene vissuta come una sfida, un atto di alterigia, come lo sberleffo che fece precipitare Lucifero all'Inferno. Quando non viene derisa, perché considerata un'amara consolazione di chi non ha niente di meglio per sé.

Eppure da soli davanti a questo deserto accecante, avvertiamo una sensazione che non può che essere felicità, e pienezza, perché questo siamo: un tutt'uno con la terra che ci ha partoriti. E stare qui in silenzio davanti al nulla è arrivare vicinissimi alla sensazione di essere parte di un tutto che non ha bisogno regole, che non richiede null'altro che la nostra intima disponibilità per essere percepito. E goduto.

Tra tutte le gamme di sentimenti che si possono provare stando soli, riscopriamo la felicità. Senza farcene scudo, però, per tenere gli altri fuori. Sophie racconta di essere tornata all'amore quando ha incontrato un uomo che non ha avuto paura dei suoi lunghi anni di deserto, perché guardandola ha avuto la netta sensazione che non ci fosse posto più coltivato e luminoso di quel suo animo solitario.

mercoledì 21 agosto 2013

Confusione totale

La grazia, la commutazione della pena, la richiesta che il Senato non voti la decadenza di Berlusconi, l'attacco alla legge-Severino (con possibile ricorso alla Corte Costituzionale), la richiesta di un nuovo intervento del Quirinale, l'arma finale della crisi di governo con la minaccia di puntare alle elezioni... Nessuno, in verità, ha ancora capito quale sia davvero la carta sulla quale il Cavaliere e il Pdl intendono scommettere

 

domenica 4 agosto 2013

Le narrazioni diverse

Berlusconi ribadisce la sua innocenza e racconta per l'ennesima volta la «sua» storia, che è anche quella del «suo» popolo. Una narrazione che non cambia da 20 anni. Una narrazione che è anche identità. E senza racconto condiviso, non c'è identità. E senza identità non c'è nemmeno il partito.


Irritarsi o chiedere al Pdl di rinnegare Berlusconi non ha molto senso. Sarebbe come si fosse chiesto a un militante del Pci degli Anni 50 di rinnegare il marxismo-leninismo e la funzione guida del Pcus. 


C'è da chiedersi semmai come facciano narrazioni così diverse della stessa storia, quella fondativa per il Pdl del leader vittima delle sinistre e quella altrettanto ovvia per il Pd dell'evasore fiscale conclamato, a stare insieme, nella stessa maggioranza di Governo, oltre all'esigenza di realizzare obiettivi davvero minimali. O come si possa pensare di mettere in piedi una riforma della giustizia, nel momento esatto in cui Berlusconi è tornato in guerra contro il regime. È questo quello che stupisce.  

 

Gli scambisti

l'unica via stretta per arrivare al provvedimento di clemenza è un'uscita di scena, con tanto di dimissioni dal Senato. Il contrario dell'agibilità politica.

 

le sentenze vanno rispettate

Chi chiede rispetto per otto milioni di elettori si ricordi che il rispetto lo si deve anche agli altri 50 milioni di italiani che vivono questo Paese. E che tutti, a partire proprio dagli elettori di destra e dall'opinione pubblica moderata, non meritano tutto questo. Meritano che ci si occupi dei loro bisogni, dei negozi che chiudono, delle aziende che soffocano, delle tasse troppo alte e non che ci si infili in una nuova guerra che darà il colpo di grazia alla nostra economia. 

Il percorso è uno solo: le sentenze vanno rispettate, così le forme della democrazia, e non si può 

immaginare di ricattare contemporaneamente il Presidente della Repubblica, il governo e gli italiani. 

 

Il vuoto perfetto

Dopo otto di governo inefficace, quattro anni di scandali sessuali, una dozzina di processi, sette prescrizioni e una condanna, sembrano aver perso la pazienza. «Cala il sipario sul buffone di Roma», è il titolo spietato del Financial Times .

 Qualcuno, nel partito, trovi il coraggio di spiegare al padre-padrone che non può trascinare con sé tutta l'Italia. I nostri amici nel mondo non capirebbero; e i nostri avversari non aspettano altro


Ma invece della verità, la politica sembra apprestarsi oggi a dare all'Italia al massimo le elezioni. Siamo davvero ansiosi di sapere che cosa mai ci prometteranno nell'occasione i duellanti di sempre. Sì, vogliamo proprio sentirlo il Pdl promettere per la decima volta la riforma di questo e di quello, dopo che non è stato capace per anni di farne nessuna. Sì, siamo davvero ansiosi di ascoltare finalmente dal Pd - visto che a smacchiare il giaguaro ci ha pensato qualcun altro - quali mirabolanti progetti ha per il Paese, soprattutto dove troverà i soldi per finanziarli e magari anche se intende chiamare a parteciparvi, chessò, il senatore Crimi (M5S) o l'onorevole Migliore (Sel). Ascolteremo, dunque. Comunque parteciperemo. Ancora una volta voteremo. Ma possiamo dirlo? Di questo vuoto, di questo nulla riempito solo di parole, non ne possiamo davvero più.

 

Perdere di lucidità(PdL)

Dopo otto di governo inefficace, quattro anni di scandali sessuali, una dozzina di processi, sette prescrizioni e una condanna, sembrano aver perso la pazienza. «Cala il sipario sul buffone di Roma», è il titolo spietato del Financial Times .

 Qualcuno, nel partito, trovi il coraggio di spiegare al padre-padrone che non può trascinare con sé tutta l'Italia. I nostri amici nel mondo non capirebbero; e i nostri avversari non aspettano altro.