mercoledì 22 giugno 2011

Studiare


Da giovane studiai per ostentazione. 

Poi, un poco, per istruirmi.

 Ora per divertirmi.

 Mai, però, per guadagno

( Montaigne, l'illustre pensatore e moralista francese del Cinquecento)

 

 Aristotele, al quale Diogene Laerzio (III secolo a. C.), nelle sue Vite dei filosofi, mette in bocca questa affermazione:

 «Lo studio è la migliore previdenza per la vecchiaia». 


Certo, lo studio autentico fiorisce da passione e spesso diventa una sorta di divertimento, anzi una festa.

 

 Si aprono orizzonti, ci si scrosta di dosso l'ignoranza,

 si fa godere lo spirito nella bellezza, 

il cuore freme nella ricerca,

 la mente si esalta nella scoperta della verità. 


È probabile, tuttavia, che sia in agguato anche un po' di ostentazione, come suggerisce Montaigne; ma, tutto sommato, è meglio mostrare questo aspetto di "saccenza" che offrire in modo arrogante stupidità e volgarità, banalità e vanità. 

 Certo, non dev'essere l'unico scopo dello studio

. Spesso ci si lamenta a ragione che la scuola non prepari e attrezzi il ragazzo per la vita.

 Un altro sapiente antico come Seneca aveva, infatti, coniato un detto amaro: 


Non vitae sed scholae discimus,

 «impariamo per la scuola, non per la vita».


lunedì 20 giugno 2011

Maledetti!

«Andatevene dalla stanza se perdete,

andatevene quando il vostro tempo è finito.

E' vile sedersi e brancicare le carte,

e maledire le perdite con occhi cerchiati,

piagnucolando per tentare ancora».

 

martedì 7 giugno 2011

La solitudine

 
 ogni fallimento individuale, patito come tale, 
e che non trova un capro espiatorio su cui scaricarsi, 
rimbalza indietro come un boomerang, e produce uno stato di tristezza
abbattimento, caduta dell'autostima e conseguente bisogno di autopunizione.
 Ci si scaglia contro gli altri, o invece ci rivolge a una sorta di catatonia. 
Oggi ciascuno di noi è, come scrisse il Poeta, dopo l'esperienza della Prima guerra mondiale, nel 1936:

 Ognuno sta solo sul cuor della terra
trafitto da un raggio di sole:
ed è subito sera. 

In effetti noi tutti combattiamo ogni giorno, da mattina a sera, e anche oltre, 
una battaglia continua con cose, persone, entità invisibili o assenti, 
una guerra mai dichiarata, e proprio per questo logorante, 
che ci fa diventare minacciosi e ingiuriosi con il vicino della porta accanto, 
chiunque esso sia, oppure cadere in una forma di tristezza inspiegabile, 
perché qualsiasi cosa succede o facciamo non c'è nessuno che ci dia una mano: 

è la guerra dei fatti nostri.

mercoledì 1 giugno 2011

L'infinito nel finito

Facciamo, allora, risuonare le parole di sant'Agostino:
 «Ritorna in te stesso: è lì che abita la verità».