ogni fallimento individuale, patito come tale,
e che non trova un capro espiatorio su cui scaricarsi,
rimbalza indietro come un boomerang, e produce uno stato di tristezza,
abbattimento, caduta dell'autostima e conseguente bisogno di autopunizione.
Ci si scaglia contro gli altri, o invece ci rivolge a una sorta di catatonia.
Oggi ciascuno di noi è, come scrisse il Poeta, dopo l'esperienza della Prima guerra mondiale, nel 1936:
Ognuno sta solo sul cuor della terra
trafitto da un raggio di sole:
ed è subito sera.
In effetti noi tutti combattiamo ogni giorno, da mattina a sera, e anche oltre,
una battaglia continua con cose, persone, entità invisibili o assenti,
una guerra mai dichiarata, e proprio per questo logorante,
che ci fa diventare minacciosi e ingiuriosi con il vicino della porta accanto,
chiunque esso sia, oppure cadere in una forma di tristezza inspiegabile,
perché qualsiasi cosa succede o facciamo non c'è nessuno che ci dia una mano:
è la guerra dei fatti nostri.
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