giovedì 23 maggio 2013

Modalità variegate di soggetti e complementi

La convinzione che, in mesi così difficili, sarebbe una sciagura interrompere una esperienza di governo tanto faticosamente raggiunta e lo scenario alternativo che si presenterebbe, con le previste e minacciate dimissioni dell'appena rieletto presidente della Repubblica Napolitano, sono tali che il risultato della riforma «minimale», così è stata definita, del sistema di voto sarebbe del tutto auspicabile. Una riforma elettorale, poi, deve essere coerente con un assetto delle istituzioni e delle forme di governo che le forze politiche si dichiarano impegnate a cambiare. Eliminare, intanto, il rischio che gli italiani possano andare a votare, un'altra volta, con le attuali regole è certamente opportuno. Vedremo quale sorte avrà, questa volta, l'obbiettivo di quella «grande riforma» che, da oltre 20 anni, i partiti cercano di varare e che tra commissioni, bicamerali e, adesso, convenzioni sembra sempre allontanarsi quanto più se ne proclama la necessità e l'urgenza. Nel frattempo, però, quella «minimale» che, ora, dovrebbe essere approvata sul sistema di voto deluderebbe gli italiani sulle due fondamentali esigenze: quella di poter scegliere lo schieramento che dovrà guidare il Paese e quella di poter eleggere i loro rappresentanti in Parlamento attraverso una chiara contrapposizione tra i candidati nel collegio elettorale.  

 

L'esperienza, inoltre, insegna a coloro che non hanno la fortuna di essere giovani che, in Italia, le leggi tampone hanno una longevità straordinaria. Non c'è niente di più duraturo, da noi, che una norma annunciata come provvisoria. Vuoi vedere che la prossima riformetta elettorale non solo serva a blindare Letta a palazzo Chigi, ma trasformi questa esperienza precaria delle larghe intese in una caratteristica di governo che ci accompagnerà, invece, per i prossimi anni? 

 

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