Non c'è volontà di distribuzione delle ricchezze, bensì di cancellazione di qualunque cosa possa apparire un privilegio.
Non c'è alcuna noncuranza per la formalità delle leggi, bensì il sogno di una giuridicizzazione universale, di una normazione estesa a tutto.
Non c'è visione di classe, bensì utopia di una cittadinanza planetaria articolata in diritti eguali per tutti gli esseri umani senza distinzione alcuna.
E infine la Costituzione della Repubblica è una sorta di inappellabile di «Tavola della Legge», un inveramento etico da adempiere.
Tutto ciò è qualcosa che ricorda abbastanza da vicino una forma di giacobinismo, e come questo sembra metterci poco, con l'aiuto delle circostanze, a scivolare in scoppi di indignazione preludio alla violenza.
Si accampa al centro di questo panorama di estremismo democratico un mitico obbligo, quello della «trasparenza».
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