mercoledì 29 febbraio 2012

La decadenza delle parole

Ma di fronte a un essere umano che lotta contro la morte e al dolore della sua famiglia, il registro della pietà continua a sembrarmi preferibile a quello dello sberleffo.

Capisco che i toni forti e le battute grossolane soddisfino il bisogno di rassicurazione che agita le menti in questi tempi confusi.

Ma è una gratificazione provvisoria e ingannevole, che si lascia dietro un senso di sgomento, foriero di nuove paure.

La decadenza delle parole anticipa sempre quella della civiltà che ne abusa.

 

mercoledì 22 febbraio 2012

Prendere posto

È andata quasi sempre così, nella storia delle emigrazioni:

quelli che stavano all'ultimo gradino della scala sociale,

appena riescono a salire sul penultimo si voltano e

sputano su chi ha preso il loro posto.

 

lunedì 20 febbraio 2012

contraddizione C(contraddizione con la C maiuscola)

Il principio di contraddizione ci sembra totalmente condivisibile:


O si è A oppure non A


ma non è possibile essere contemporaneamente A e il suo opposto: non A.


Severino(Emanuele) sembra convinto che questo principio sia riduttivo perchè si applica ad 

una logica digitale; A e  non A.


Ma nella quotidianità ci ritroviamo a vivere molti stadi, in un susseguirsi turbulento o armonioso, 

e non certo passando dal bianco al nero o dal nero al bianco. Severino preferisce una forma  più estesa   del principio di contraddizione  

che chiama contraddizione C( ovvero contraddizione con la C maiuscola), che si restringe alla prima e più semplice solo nella logica digitale.

Resta per Severino comunque la convinzione che questi stadi appaiono isolatamente senza che gli altri muoiano del tutto, possiamo solo 

pensarli come temporaneamente scomparsi dalla nostra visuale.

Potranno riapparire se opportunamente ripensati o richiamati, ma non sono deceduti, annullati.


Ogni essente appare unico e solo, ma la rimenbranza di stadi precedenti lo illumina e lo rende diverso.

Solo così riusciamo a mantenere traccia della diversità.

La candela spenta ricorda quella accesa e quella accesa ci ricorda che può essere spenta,

ma non potremo averli contemporaneamente nel cerchio dell'apparire

 

La speranza, la vita e la morte

Da giovani si è soliti dire:

la speranza è l'ultima a morire;


passato un pò di tempo, con i capelli bianchi, almeno quelli rimasti, siamo più decisi nel dire:

l'ultima speranza  è morire.

lunedì 13 febbraio 2012

L'arte della Dimenticanza

Rossi ben sapeva che con l'invenzione della stampa il timore di non ricordare per indebolimento della memoria biologica si trasforma nel timore di non ricordare per il timore dell'eccesso di memoria culturale (per cui l'invenzione della stampa non solo mette a disposizione una enorme quantità di materiale testuale, ma ne rende più facile l'accesso a chiunque) 

Una delle manifestazioni più drammatiche di questa sindrome è certamente la "Seconda considerazione inattuale" di Nietzsche, sull'utilità e sul danno degli studi storici per la vita. Il testo si apre proprio con una dichiarazione che sembra essere un'altra delle fonti di Funes immaginato da Borges che, per eccesso di memoria, era ormai incapace di ragionare: 
"Immaginate l'esempio estremo, un uomo che non possedesse punto la forza di dimenticare, che fosse condannato a vedere dappertutto un divenire: un uomo simile non crederebbe più al suo stesso essere, non crederebbe più a sé, vedrebbe scorrere l'una dall'altra tutte le cose in punti mossi e si perderebbe in questo fiume del divenire... Per ogni agire ci vuole oblio come per la vita di ogni essere organico ci vuole non soltanto luce, ma anche oscurità". 
Di qui l'analisi del danno dell'eccesso di studi storici e l'appello ai giovani affinché elaborino un'arte della dimenticanza.

giovedì 9 febbraio 2012

Domande

Domande.
Prima che giunga il momento in cui non imitiamo altri che noi stessi,
altri che il gregge che è in noi.

La inutile violenza

Oggi se potessi tornare indietro cancellerei tutto,
ma dentro il carcere mi sono trovato in mezzo agli animali e
alla fine sono diventato animale anch'io, che ho sempre odiato la violenza.
So che è difficile credermi, ma è così

Le piccinerie dei vigili urbani di Cicciano

Questa lettera è rimasta finora lettera morta perchè i vigili urbani, su
sollecitazione del Sindaco, hanno deciso di farmi finalmente visita in data
03/02/2012.
Avevo intenzione di continuare a perorare la mia causa con questo scritto, ma
visto che la pratica è adesso ben avviata ho preferito lasciarla come
rimembranza.
Agli atti scrivevo:

Dopo la telefonata intercorsa, in data 30/01/2012,
Egregio signor Sindaco,
mi ero convinto di poter rapidamente addivenire ad una soluzione al mio
problema, l'acquisizione della residenza.
Ero convinto che il Sindaco, responsabile, in funzione del mandato elettorale,
dell'amministrazione comunale fosse nelle condizioni di poter governare la
macchina e consentire che operazioni di routine, come l'acquisizione di
residenza, operazione che impegna le amministrazioni comunali un bel po', visto
che, dati alla mano, 1,4 milioni di persone cambiano annualmente residenza,
fossero, come promesso anche da Monti, trasparenti e veloci.
Ma tutto questo, con mio grande dispiacere, non è avvenuto.
Mi sono impegnato con Lei, Signor Sindaco, a recludermi in casa dalle 10 alle
11, ma in realtà in casa ci sono rimasto un po' più a lungo, nella vana attesa
che si materializzasse l'accertatore.
Che orribile termine! rimanda immediatamente alla Santa Inquisizione o a bande
dedite al racket, e invece si tratta di un vigile urbano debitore alla comunità
di un servizio e non certo associato col compito di attuare limiti restrittivi
alla libertà di un comune cittadino.
Mi sembra impossibile essere caduto nella trappola da solo e di essermi
confinato pur di avere la residenza; un attempato uomo che si avvia alle 63
lune si barrica in casa e aspetta, come un bambino può attendere che la mamma
apra la porta e lo abbracci.
Ritengo paradossale che un vigile urbano dichiari con improntitudine di aver
visitato ben 8 volte l'appartamento senza avermi incontrato; un vigile che non
lascia tracce al suo passaggio, nemmeno un "pizzino" come si usa nelle buone
famiglie, per avvertire che c'è stato un tentato contatto.
Un pizzino per chiedere di telefonare al n°……, oppure avvisare che in data …..
alle ore….. si farà ancora vivo, oppure…
Nulla di tutto questo, Signori.
Siamo seri, questo è un gioco serio: di guardie e ladri.
Al ladro non può essere preventivamente offerta la possibilità di sfuggire,
dovrà sempre operare con paura, essere sempre in ansia dell'imprevisto.
Tutto questo, e si sente mille miglia lontano, porta con sé la puzza di
piccineria, e non penso certo a Lei caro Sindaco, che dal tono di voce della
conversazione mi è sembrato convincente e disponibile.
Di piccineria sembra grondare la mia pratica.
Di quanto sia infima l'indole umana basta chiedere a Victor Hugo o per restare
nei nostri confini ad Alessandro Manzoni, ma io credo che l'amministrazione
politica, super partes per definizione, abbia in sé ogni antidoto per
scacciare i cattivi pensieri.
E' vero che quando si sente odor di casta e la casta è investita di critiche,
c'è sempre voglia di alzare un muro ed ergersi a difesa dell'indifendibile.
Rizzo e Stella hanno documentato tante volte, non ultimo il libro "La Casta",
come la Casta sia abile nella difesa dei propri interessi.
Ma so anche bene che il Sindaco, funzione pro-tempore, difficilmente si
lascerebbe trascinare in simili piccinerie.

Cordiali saluti