martedì 28 dicembre 2010

Le nuove frontiere del generare

Che cosa ci spinge a mettere al mondo un figlio? Un bisogno irrefrenabile, terribile e bellissimo, cui non sei capace di dare un nome. Il desiderio di perpetuarsi, di lasciare qualcuno su questo mondo quando non ci saremo più. La voglia di specchiarci in qualcuno che non siamo noi, ma che è come se lo fosse. Fare un figlio è un atto d'amore. Viene dall'incoscienza e non dalla ragione, è un groviglio di sentimenti in cui il calcolo non c'è. Fare un figlio è quasi assurdo, se ci pensi: è una fatica e una responsabilità, è un catenaccio per la vita, è la negazione di quella libertà che credevi una conquista ma poi a un certo punto non ti basta più. Fare un figlio è la cosa più umana che ci sia, nel senso di uomini e donne insieme o ciascuno per conto suo.

 

Non è affatto detto che solo un famiglia normale e un travaglio di parto significano responsabilità, amore, cura e lungimiranza del sentimento. Le nuove frontiere del generare non sono affatto una garanzia di fallimento genitoriale. Sono, casomai, un'altra occasione per riflettere su quel che significa mettere al mondo un figlio, e non dimenticarselo mai.

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