Una gestione sana del piacere sessuale comporta che la presa di coscienza di un corpo sessuato si accompagni alla volontà di incontrare l'altro nella differenza e nel rispetto dell'alterità: si tratta di integrare la sessualità nella persona, attraverso l'unità interiore della persona nel suo essere corpo e spirito. Certo, richiede una padronanza di sé, ma questa è pedagogia alla vera libertà umana: o l'essere umano domina le proprie passioni oppure si lascia da esse alienare e ne diventa schiavo. Il lussurioso riceve come salario del proprio vizio una tristezza e una solitudine più pesanti, alle quali pensa di riparare entrando nella spirale lussuriosa per nuove esperienze, nuovi incontri, nuovi piaceri: sì, una spirale «dia-bolica» che separa sempre di più piacere da relazione e fecondità. Per questo la disciplina interiore, anche nello spazio della sessualità, è sempre opera di libertà e, quindi, di ordine e di bellezza: è uno sforzo di umanizzazione capace di trasformare anche l'esercizio della sessualità in un'opera d'arte, in un capolavoro che corona una storia d'amore.
Sul punto evidenziato è forse necessaria una attenzione più laica.
La presenza di una terza via è forse trascurata.
Come modalità di costruzione e di mantenimento di una stabile relazione, la sessualità richiede anche una continuità di azione con l'Altro. Con l'Altro si sta assieme, si discute di vita e di alienazione, di progetti e di speranze, e il corpo diventa anche forma espressiva intensa come il dialogare, in cui l'altro è visto come soggetto. C'è una interazione sessuale non legata alla riproduzione che permette alla vita di esprimersi nella pienezza. Ma c'è una condizione perché non ci sia sconfinamento nella lussuria. Non c'è una ricerca ossessiva di nuovi partner. C'è un partner stabile a cui si dà lealtà e disponibilità. Ieri e oggi e domani( se possibile).
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