domenica 23 gennaio 2011

Una nuova speranza

Il Paese sembra sprofondare nell'abisso della degenerazione del potere.

La Seconda Repubblica è nata sull'antipolitica (che è cosa ben diversa dalla sacrosanta critica del potere e dei partiti corrotti); ha distrutto partiti, sindacati, senza riformarli né rivoluzionarli; ha portato alla degenerazione di gran parte del senso comune, ha corrotto costumi individuali e di massa.

Paolo Flores D'Arcais scriveva ieri: «Continuare a discutere se Berlusconi possa ancora governare è privo di senso. L'Italia è grazie alla disinformazione mediatica completamente immersa nella sindrome.

Sarei preoccupato se in questi giorni non prendesse corpo, contro questo potere dominante repressivo e immorale (che non è una patologia, ma una fisiologia sovversiva) un processo di rigenerazione che abbia come punto di riferimento la Costituzione, la difesa dello stato sociale e dell'autonomia dei poteri costituzionali. E' impressionante che, di fronte allo "scandalo" (nella versione evangelica), non ci siano sussulti nella maggioranza.

Quando Berlusconi, ieri, nel solito videomessaggio, ripetendo grottescamente la storia della nipote di Mubarak, ha gridato, con occhi feroci, «Bisogna punire quei giudici», ha dato il segno del passaggio definitivo dalla democrazia alla satrapia; ha pronunciato parole indicibili degne di un despotismo autoritario. Ora siamo ad un bivio: o Berlusconi verrà spazzato via o sarà lui a spazzare via il simulacro di Parlamento che ci resta, il controllo giurisdizionale, insediandosi nel futuro al Quirinale.

Possiamo prendere esempio dalla dignità e dalla cultura del popolo tunisino che ha organizzato i comitati popolari pretendendo «Se ne vada Ben Ali, se ne vadano tutti i predoni?».

se riusciremo a costruire un processo di assunzione di responsabilità civile e democratica potrà anche improvvisamente cambiare il terreno.

La speranza della rinascita democratica non è, allora, altra cosa rispetto al conflitto sociale; viene da lì, dalla splendida e intelligente difesa della dignità delle lavoratrici e dei lavoratori, degli studenti, dei ricercatori, dei precari, degli occupanti di case. Questa volta, sul serio, nessuno si salverà da solo

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